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Geografia e geologia: in sesta classe ci affacciamo sul mondo

La nostra scuola sorge nel bel mezzo della pianura padana, le montagne le vediamo ad incorniciare il Nord Est con le loro vette a volte bianche sempre più spesso verdeggianti. Dolci colline fanno capolino oltre la nostra siepe, con i loro paesini distesi sulle linee morbide dei crinali.

In sesta classe un’intera epoca è dedicata a loro: al disegno della Terra (geo- grafia) che le montagne contribuiscono a delineare.

Dopo avere studiato gli animali in quarta, poi le piante in quinta, ora è il momento di scoprire dove poggiamo i piedi, che cosa ci sorregge su questa Terra: il meraviglioso mondo delle Rocce.

Con la Geologia ( geo - logos) indaghiamo gli ambienti alpini montani, le loro caratteristiche e scopriamo che hanno caratteristiche diverse a seconda del tipo di roccia che  li compone: alcuni sono secchi, aspri ma affascinati come il calcare, altri severi, luminosi, erti come il granito o vivi, turbolenti e sorprendenti come i paesaggi vulcanici.

In seguito alla descrizione dell’ambiente, grazie all’osservazione delle rocce, in classe, abbiamo imparato che ogni roccia è composta da minerali e che ognuno di essi manifesta le sue caratteristiche (luce, durezza, colore, odore, granulosità…). Se ai minerali, dal movimento lento ma continuo delle ere geologiche, viene lasciato il tempo e le condizioni per manifestarsi si ordinano in meravigliose forme geometriche e nascono così i cristalli che ci riempiono di splendore.

Ma tutto questo lavoro non è completo se poi non si ha modo di vivere la vera esperienza della roccia … e così ci siamo messi in viaggio!

Partiti con il treno, poi con l’efficiente servizio di trasporti alto-atesino, siamo giunti in Val di Fassa e da lì, “zaini in spalla”  ci siamo arrampicati sulle pendici del Catenaccio con meta: Torri del Vajolet!

Per alcuni ragazzi camminare in salita non è scontato, si deve coordinare fiato e movimento, si deve accettare la fatica, qualche dolorino e solo quando è avvenuto tutto questo ci possiamo accorgere con stupore di essere a 2.200 metri all’interno di un anfiteatro di rocce che si innalzano in forme buffe verso il cielo blu e che pare ci sorridano e abbraccino felici di vederci lì.

La montagna ci accoglie e si mostra nel suo splendore e nella sua severità quando decidiamo di affacciarci in prudenza da uno spuntone di roccia che per decine di metri s’innalza nella valle: vediamo il nostro rifugio che è diventato piccolo, piccolo laggiù, vediamo l´ampiezza della catena alpina, i corvi si lanciano in acrobazie nel vuoto e tutto attorno il silenzio è modulato dal frusciare del vento: ora sappiamo che anche quando saremo a valle, magari arrabbiati e “sbuffanti” qui su ci sarà sempre un cervo che danza leggero tra il blu del cielo e il grigio delle rocce. Bhè… mica poco di questi tempi!

Maestra Brigida


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