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L’uscita alla città-ponte: diario dell’uscita didattica della classe VIII a Innsbruck

L’uscita alla città-ponte

Diario dell’uscita didattica della classe VIII a Innsbruck

 

E’ arrivato il momento! Per la prima volta questa ottava classe oltrepasserà le Alpi e arriverà in un Paese straniero. Dopo più di due anni di chiusure e incertezze, in cui per lunghi periodi ci era precluso anche solo oltrepassare la soglia di casa, questi ragazzi usciranno dalle loro case, dalla loro scuola, dalla loro città, dal loro Paese e incontreranno altri paesaggi, un’altra lingua, un’altra cultura, un popolo diverso.

 

Questo pensavo, racchiusa in un silenzio reverenziale mentre il treno ci trasportava placido attraverso paesaggi meravigliosi, sul fondo di verdi vallate e sui fianchi di maestose montagne coperte di austere foreste verso la nostra meta: Innsbruck, la capitale del Tirolo, in Austria.

Per me, la prima uscita didattica nel ruolo di insegnante, un’altra prima volta emozionante nella mia vita.

 

L’atteggiamento dei ragazzi in treno era comprensibilmente un po’ meno reverenziale del mio. L’emozione era tanta e non la si poteva proprio controllare. La maggior parte di loro era totalmente posseduta da un’eloquenza soverchiante e civettuola, condita di risatine e ammiccamenti, con scambi di posto e continui andirivieni nel vagone affollato. Dico, ma vi rendete conto? Il loro primo viaggio fuori dall’Italia! “Siamo grandi, siamo pronti ad andare nel mondo!”

Così, con il suo carico di ingenuo e irruente entusiasmo , il treno entrava dopo poche ore di viaggio nella metropoli delle Alpi: Innsbruck. Qui iniziava la vera avventura: si usciva dalla scocca protettiva dell’amico treno e si doveva stare in piedi sulle proprie gambe e camminare su un suolo straniero, dirigersi verso luoghi sconosciuti sentendo parlare tutto intorno un idioma diverso dalla nostra lingua madre! Anche i cartelli stradali si accanivano contro di noi, con indicazioni difficili da capire!

 

Con la consapevolezza che non si era più cullati dalla nostra lingua madre, che si era usciti dal suo abbraccio protettivo e al contempo limitante ed egoistico, si insinuava un certo smarrimento e quasi un senso di vertigine. C’era sì curiosità ed euforia e certamente l’aspettativa di giorni eccitanti, ma anche un filo di timore nascosto. Io, seppure con tanti anni sulle spalle e tanti viaggi nelle scarpe, vivevo un’altra prima volta: la responsabilità di guidare nel migliore dei modi un gruppo di ragazzi in una città sconosciuta fuori dal nostro Paese.

 

Così maestri e scolari uscivano titubanti e al contempo eccitati dalla stazione di Innsbruck e si avventuravano nella Perla delle Alpi, in direzione dell’ostello dove depositare subito i bagagli per poi iniziare l’avventura più leggeri.

 

Il bello di Innsbruck è che il suo centro è racchiuso e concentrato in uno spazio a misura d’uomo, lo si gira a piedi in poco tempo. Inoltre, è poco trafficato, percorso per lo più solo da bus, tram e taxi, quindi è anche molto silenzioso. Il centro è così silenzioso che, per non essere irrispettosi e non disturbare la quiete con il rumore dei nostri trolley, decidevamo di fare un giro un po’ più lungo per evitare il lastricato sconnesso delle vie del centro, tanto suscettibile alle rotelle dei bagagli odierni. Quel rumore in un luogo tanto bello e quieto mi sembrava quasi doloroso.

 

Perciò, senza prendere mezzi pubblici e senza seguire una cartina o altri supporti, attraversavamo il centro storico, ammirando un’architettura urbana e costruzioni così diverse da quelle delle nostre città. I ragazzi avevano occhi sgranati per la meraviglia, tutto sembrava loro diverso e bellissimo. Così, puntando a ovest alla ricerca del fiume Inn, oltre il quale si trovava il nostro ostello, facevamo conoscenza con questa città, così antica eppure al contempo tanto moderna, ordinata e funzionale.

 

Ed ecco comparire all’improvviso, dietro edifici moderni ed altri baroccheggianti, l’irruente, maestoso e chiaro fiume Inn. Innsbruck non sarebbe, senza il fiume Inn. Nel nome di questa città c’è il suo destino: Innsbruck, il ponte sull’Inn.


Innsbruck: il ponte Inn a mezzogiorno

 

In effetti Innsbruck è ed è sempre stata un ponte, un collegamento tra Europa meridionale e centro-settentrionale, tra ovest e est: un luogo di passaggio, di scambio, di relazioni, di conoscenza.

Pensavo: è un bel posto dove portare questa classe per la prima volta all’estero, in una città che è un ponte.

 

Ormai in uno stato di costante ammirazione e stupore, attraversavamo il ponte sull’Inn accompagnati dal rumore fragoroso del fiume e giungevamo all’ostello. Questo si trovava appena al di là del ponte, in un edificio tradizionale tirolese, eppure all’interno riorganizzato in modo funzionale, con un design accattivante tanto apprezzato dai ragazzi e dalle ragazze. L’ostello era anche dotato di una cucina attrezzata e accogliente, immediatamente occupata dalla classe per un pranzo veloce in vista della prima escursione. La prima occupazione in terra austriaca!

La classe VIII durante la prima “occupazione” della cucina dell’ostello.

 

Terminato il pranzo frugale, ci aspettava la nostra prima escursione in terra austriaca. L’obiettivo era l’Alpenzoo, lo zoo alpino, che avremmo raggiunto con la storica funicolare che collega Innsbruck a Hungerburg, le cui stazioni sono state ridisegnate dalla famosa architetta Zaha Hadid. Una vera a propria opera d’arte incastonata tra le montagne, in cui i nostri ragazzi e ragazze potevano letteralmente entrare.

 

Anche il viaggio sulla funicolare era per la maggior parte di noi una nuova esperienza. Di certo ci permetteva di ammirare l’Inn e la città da una prospettiva particolare e mozzafiato. Il passaggio in mezzo e sopra le foreste dai colori autunnali toglieva il respiro. Il viaggio durava pochi minuti, poi un breve cammino attraverso i boschi e infine eccoci nello zoo alpino, uno dei più alti d’Europa, in cui si possono vedere molte specie animali tipiche dell’ambiente alpino. L’eccitazione dei ragazzi era all’inizio strabordante, difficile da contenere e indirizzare. Tuttavia, a lungo andare, camminando su e giù per i pendii dello zoo alpino, la stanchezza iniziava a farsi sentire e con quella anche un po’ più di silenzio e di ordine.

 

Ormai il sole stava per tramontare dietro le montagne ed era ora di rientrare all’ostello, per  prepararsi e uscire a cena in un ristorante in centro storico, dove ci aspettavano piatti locali.

Ridiscesi a valle con la funicolare, camminavamo lungo il fiume Inn fino a raggiungere l’ormai amico ponte, che all’imbrunire mostrava un volto diverso.

Innsbruck: il ponte Inn all’imbrunire

 

La nostra prima cena a Innsbruck è stata un’esperienza molto interessante. Il menù concordato prevedeva anche pietanze tipiche tirolesi, che agli occhi  di alcuni dei nostri ragazzi non avevano un nome e un aspetto promettente. Tuttavia, dopo un primo momento di rifiuto pregiudiziale e dopo essere stati opportunamente sollecitati, anche i più prevenuti si lasciavano catturare dalla cultura culinaria tirolese e i loro visi, inizialmente contratti nel rifiuto aprioristico e attanagliati dalla nostalgia delle materne lasagne, si rilassavano nel riconoscere in una pietanza sconosciuta un buon nutrimento per il corpo e, aggiungo io, anche per l’anima. Sempre quando ci apriamo al mondo e all’altro, con un moto di fiducia e poi di riconoscenza, la nostra anima viene nutrita e noi cresciamo come esseri umani. A volte basta una strana zuppa dall’aspetto poco invitante!

 

Ed eccoci alla nostra prima notte a Innsbruck! Che eccitazione! Nelle camerate regnava una grande confusione e un gran vociare. Tuttavia il regolamento dell’ostello parlava chiaro: silenzio dalle 10.00 alle 6.00! E così è stato … o almeno così è sembrato a noi maestri.

 

Il mattino, dopo una frugale colazione nella “nostra” cucina, ci incamminavamo verso l’avventura più attesa e forse anche più temuta: l’ingresso alla scuola Waldorf di Innsbruck, dove i nostri ragazzi avrebbero partecipato alle lezioni! La scuola Waldorf di Innsbruck si trova in città, a pochi minuti a piedi dal centro storico. Si tratta di una scuola di città, situata in un palazzo storico a più piani incastonato in mezzo ad altri palazzi, perciò è un ambiente molto diverso dalla nostra scuola Waldorf di campagna. Questa particolarità destava stupore nei ragazzi, che non si capacitavano che una scuola Waldorf potesse trovarsi in un ambiente urbano. Ragion per cui quasi tutti la definivano una scuola più simile alle nostre scuole “statali”, usando le loro parole.

 

I ragazzi, divisi in tre gruppi, partecipavano alle lezioni delle classi VI, VII e VIII durante le ore di epoca e poi le ore di materia, dalle 8.00 alle 13.00. Dopo un primo momento di shock, in cui la maggior parte di loro era paralizzato dalla paura, iniziavano a sentirsi più a loro agio. Certamente se avessero avuto la possibilità di restare qualche giorno in più in quella scuola, ne avrebbero goduto maggiori benefici. Un aspetto peculiare della scuola di Innsbruck è che si insegna italiano come seconda lingua straniera. Anche questo è stato sorprendente per i nostri ragazzi, che hanno potuto esibirsi nel ruolo di “insegnanti” di conversazione italiana.

Per me è stato gratificante assistere alla recita del verso d’apertura in tedesco, lo stesso che ho portato ai nostri ragazzi per anni e che conoscono a memoria, cosicché hanno potuto riconoscersi in una comunità oltre i confini della propria nazione e partecipare attivamente a questo momento importante d’apertura delle lezioni.

La possibilità di partecipare alle attività e alle lezioni in una scuola all’estero è stata in ogni caso un’opportunità preziosa e tutti i ragazzi ne sono rimasti colpiti.

 

Si è creato un ponte tra la scuola di Innsbruck e la nostra scuola di Verona: questa relazione sarà da curare e rinforzare in futuro per uno scambio proficuo di esperienze per i ragazzi di entrambe le scuole.

Mentre seguivo le lezioni in quella scuola con i miei ragazzi pensavo: ancora un ponte. Questo è il tema portante di questa uscita didattica ed è anche ciò che le lingue straniere devono essere: un ponte tra me e l’altro, una relazione e dunque una conoscenza.

 

All’uscita da scuola tornavamo verso il centro storico, dove cedevamo alla tentazione di una pizza da asporto da portare con noi e da condividere nel meraviglioso parco cittadino, l’Hofgarten.

Con le pizze verso l’Hofgarten

 

Era un assolato pomeriggio e la città si presentava calda e abbagliante. Non ci si poteva certo chiudere in un museo, per quanto bello! Prendevamo dunque la decisione di trascorrere qualche ora nei giardini secolari, l’Hofgarten appunto, un tempo appartenenti alla dimora imperiale asburgica Hofburg e oggi giardini pubblici della città. I giardini, sempre curatissimi e maestosi, apparivano nel sole di quel caldo pomeriggio di ottobre particolarmente belli e colorati, con tappeti autunnali variopinti, quasi come coperte a coprire le radici degli alberi.

 

Innsbruck, Hofgarten, i colori dell’autunno

 

Mentre godevamo di tanta bellezza e, al contempo, mangiavamo la nostra prosaica pizza, scoprivamo nei giardini l’esistenza del gioco degli scacchi a grandezza umana e non potevamo certo esimerci dal giocarci!


Innsbruck, Hofgarten, la classe VIII alle prese con gli scacchi

 

Nei giardini scoprivamo piante mai viste, dalle forme e dai colori improbabili!

 

Innsbruck, Hofgarten, piante dalle forme, dimensioni e colori mai visti

 

Infine, dopo tanta bellezza naturale, ci tuffavamo nel centro storico: finalmente shopping!

Innsbruck, la classe VIII in centro storico, dopo l’agognato shopping!

 

Il secondo pomeriggio era ormai agli sgoccioli.

Alla sera ci aspettava una cena tipica tirolese in un altro ristorante del centro. Anche questa una prova di fiducia, che la maggior parte dei ragazzi affrontava con maggiore apertura rispetto alla cena della sera precedente. Si era ormai aperto un collegamento, un ponte tra le nostre culture culinarie e quasi tutti erano disposti ad accordare una chance a questi piatti stranieri.

 

Al rientro in ostello i ragazzi e le ragazze si preparavano con entusiasmo ed eccitazione a trascorrere le ultime ore insieme, giocando e scherzando vivacemente fino all’orario consentito. Poi tutti a dormire ai propri posti, nella quiete della città rotta solo dallo scorrere impetuoso del fiume Inn.

 

Al mattino successivo facevamo insieme l’ultima colazione, con un po’ di malinconia per la partenza imminente, mista alla meraviglia di cogliere dalla terrazza il sorgere del sole sulla cima delle montagne attorno a noi.

L’ultima colazione all’alba a Innsbruck

 

Quest’ultima foto sembra uguale a quella dell’arrivo, eppure già si nota una diversa luce negli occhi dei nostri ragazzi, come se in poche ore avessero attraversato un ponte verso una nuova fase della loro vita.

 

Così, un po’ più grandi, un po’ più aperti verso il nuovo, verso il diverso, verso l’altro, un po’ più disposti a intessere relazioni e ponti, ci lasciavamo la nostra città-ponte alle spalle e salivamo sul treno che ci riportava a casa, con il desiderio nel cuore di ritornare e di continuare a viaggiare.

 

Vorrei, come ultima cosa, riportare alcuni pensieri dei ragazzi su questa loro uscita didattica:

 

“A me è piaciuta molto questa gita, mi ha colpito molto la scuola perché abbiamo fatto un po’ come degli insegnanti alla lezione di italiano.”

 

“Dies Erlebnis in Innsbruck war fantastisch.“

 

„La cosa che mi ha colpito molto è stata la scuola, che anche se è una scuola Steiner sembrava una scuola statale. Mi ha colpito anche il cibo, all’inizio ero un po’ scettica su quello che dovevamo mangiare, ma era tutto buonissimo.”

 

“La gita è stata emozionante, mi sono sentita parte di una vera classe, Innsbruck è semplicemente unica!”

 

“Mi è piaciuta moltissimo la città, mentre la scuola la credevo diversa.”

 

“Mi è piaciuto molto perché secondo me è importante instaurare rapporti nuovi con persone che non parlano la tua stessa lingua”.

 

“Questa gita mi è piaciuta molto, il clima era quello di un vero autunno e mi ha dato l’idea, rispetto alle grandi città italiane, di una città più rustica.”

 

“E’ stata un’esperienza molto interessante perché abbiamo conosciuto la quotidianità delle persone del posto e approfondito meglio la lingua. Innsbruck è una città che mi ha sorpreso perché le strade erano pulite e ordinate rispetto a quelle italiane.”

 

“Innsbruck hat mir sehr gefallen, die Ruhe und die Sauberkeit der Stadt haben mich sehr beeindruckt. Die Gärten waren auch wunderschön“.

 

„L’impressione che ho provato visitando Innsbruck è stata molto bella. Mi è piaciuto soprattutto visitare la scuola Steiner di Innsbruck e mi sono accorto che assomiglia alla pubblica. Mi è piaciuto molto passeggiare per i parchi e per le strade, constatando che erano tenuti molto meglio rispetto a Verona.”

 

“Vedere una città straniera, conoscere una lingua diversa è stato molto interessante e istruttivo. Il mio luogo preferito è il parco vicino al fiume Inn e al ponte. Lì mi sentivo rilassata, felice, in pace col mondo ad ammirare i colori autunnali degli alberi, le foglie cadere, i miei amici, mi faceva sentire bene.”

 

Maestra Francesca Fusaro

 

 


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