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VITA VISSUTA IN EX CLASSE II, ORA III

                                               VITA VISSUTA IN EX CLASSE II, ORA III

             Nei mesi scorsi, nel lockdown generale, nella relazione a distanza fatta di lettere e disegni via posta, di telefonate, mail e incontri meet coi genitori di ex II classe, ci ha accompagnato la storia di San Francesco.

            In II classe, all’ottavo anno, quando il bambino poggia un po’ meglio i piedi sulla Terra e a passi lenti si avvicina a quello che sarà il Passaggio del Rubicone, egli sperimenta in sé una sorta di polarità: da un lato il mondo incantato, il mondo buono in cui viveva del tutto effuso, del primo settennio comincia a sfumare gradualmente, dall’altro il mondo terrestre, con le sue unilateralità, lo invita per la prima volta a fare esperienze. Questa dualità pone il bambino a domandarsi, non coscientemente, ma nel sentimento: “Di fronte a questo che mi giunge, io come posso comportarmi? Posso comportarmi in un unico modo, ovvero come il mio istinto mi suggerisce, oppure posso dominare il mio istinto e scegliere di fare diversamente?”. Una domanda più o meno così configurata vive nell’anima del bambino. Per questo gli si portano incontro le storie degli animali e quelle degli uomini straordinari (spesso divenuti santi): i primi soggiaciono agli istinti e non hanno altra possibilità, i secondi, in quanto esseri umani, hanno potuto scegliere di dare ascolto a qualcosa di superiore che nell’uomo vive.

            Tra tutti i santi, Francesco è la figura più dolce, più amabile, più dedita, ed è anche parte intrinseca della cultura italiana. Se fossimo stati assieme fisicamente, a scuola, in II classe l’avremmo vissuto ascoltandone la storia, disegnandone le parti salienti, scrivendone il racconto, le lettere maiuscole nell’italiano arcaico, avremmo cantato il Cantico di Frate Sole e avremmo visitato San Francesco del deserto, isoletta di Venezia…

            Ma i bambini erano a casa, a casa coi genitori, in un periodo di sospensione e, per molti, di introspezione.

            E allora si presentava una diversa opportunità, quella di far entrare San Francesco e la sua storia nelle case dei bambini, e di farla vivere loro nell’intimità con i propri genitori, con la propria famiglia. Ogni giorno una “puntata” raccontata dai genitori, ogni mattina al risveglio un disegno e, da un certo momento in poi, una parte scritta. La maestra inviava tutto, sentiva al telefono i genitori, i bambini ricevevano in fogli stampati e copiavano. Ma soprattutto i bambini ascoltavano. Ascoltavano dalla voce di mamma o papà una delle storie più dolci che possa essere raccontata, e vi entravano, giorno dopo giorno, sempre più profondamente. In quel mese e mezzo, Francesco viveva nelle case di ben 20 bambini e 40 genitori. Anzi di più, perché la famiglia si riuniva tutta per ascoltare di quest’uomo, e non mancavano fratelli e sorelle…

            Quando la storia giungeva al termine e Francesco lasciava la Terra ecco una certa tristezza, una nostalgia. Diverse telefonate alla maestra per gestire assieme il dispiacere dei bambini. Proprio come accade quando lo si vive in classe!

            Il Cantico delle Creature ha accompagnato le ultime giornate e il recitarlo assieme ha dato il via alle giornate di fine anno scolastico. Poi ci siamo lasciati con un anelito: “Per chi potesse portare i bambini a visitare Assisi e l’Umbria quest’estate, sarebbe una bella esperienza!”

            La maestra ha aperto la strada… a piedi! Ha percorso il cammino di San Francesco, tra natura e arte, in solitudine, salendo e scendendo, inoltrandosi e risbucando, tra eremi, ulivi, boschi e sentieri. Una metafora della vita: muoversi per un ideale, un obiettivo, partire con entusiasmo ed energia e poi… doverlo rinnovare ad ogni nuova salita dopo una curva, ad ogni ripartenza dopo una sosta, anche quando si ha l’impressione di essere arrivati e invece si scopre che manca ancora tanta strada, le forze vengono meno. Allora si attinge a qualcosa che sta nel profondo di se stessi, si ricrea fiducia, si ricrea vitalità, si supera e si va. Perché? Perché quell’ideale, quell’obiettivo è davvero importante. Poi si giunge alla meta. Immensa la gioia, immensa soprattutto la gratitudine, un sentimento che pervade anche la Terra su cui si è mosso Francesco, una Terra che ha in sé qualcosa di invisibile, ma palpabile.

            Poi altre famiglie, e bimbi, hanno raggiunto Assisi, da là hanno spedito cartoline e lettere, e forse altre famiglie ancora lo faranno in autunno. San Francesco ha avvolto così tante persone nella sua bellezza, con così “poco”.

            Ecco i racconti di alcune mamme di II classe:

             “Ad Assisi, dopo la casa natale di Francesco, abbiamo cercato la casa di Bernardo, il suo primo compagno, il primo fratello. La casa di Francesco è conservata a pezzettini, nei pilastri e nei muri di una chiesa costruita sul luogo della casa. La casa di Bernardo, invece, è ancora in piedi, tutt´intera. Dalla strada si possono ancora salire quattro gradini che portano ad un piccolo ingresso ad arco ed immaginarsi Francesco entrare di lì, una sera d´aprile del 1208, invitato a cena da Bernardo.

             “Erano già due anni che Francesco viveva in solitudine,  riparando la chiesetta di San Damiano. Bernardo era stato il primo a manifestargli interesse per quel che diceva e faceva. E quella sera lo aveva invitato a casa sua per dirgli che voleva seguirlo, vivere come lui. Non sapeva come fare e anche Francesco non sapeva ancora come avrebbero potuto organizzarsi. Ne parlarono tanto quella notte e di buon mattino uscirono per recarsi alla chiesa di San Nicolò, con Pietro, il Terzo Compagno, per cercare nei Vangeli le indicazioni che Gesù aveva dato ai suoi discepoli. Non sapendo come cercare chiesero di poterle leggere alla prima apertura del libro... Salendo i gradini della casa di Bernardo, ci siamo immaginati il cuore di Francesco in tumulto, quella sera: aveva trovato due amici e insieme forse avrebbero potuto fare grandi cose...

Rosa, mamma di Cloe”

 

             “Quest´anno abbiamo scelto l´Umbria ed, in particolare, i luoghi francescani come luogo delle nostre vacanze in camper.  L´idea era di fare una vacanza lenta, raccolta e intima sulle orme di Francesco. Partendo dal lago Trasimeno siamo passati per Bevagna (luogo della predica agli uccelli), santa Maria degli Angeli con la Porziuncola, Assisi bellissima anche se affollata,  l´Eremo delle carceri, san Damiano, Gubbio e la Verna.  Luoghi che entrano nell´anima, dove si respira la presenza di Francesco, specie san Damiano e il bosco dell´Eremo delle carceri o la Verna.
Ci siamo rigenerati nella Natura e nella bellezza di questi luoghi.

            Lucia , mamma di Emma”

 

            “Assisi, sono le 7,30 del mattino io e Teresa attraversiamo la piazza deserta della Basilica di San Francesco.  Un silenzio dolce ci avvolge: “Mamma andiamo subito a vedere la tomba!"            Entriamo emozionate e scesa la scala ci appare in tutta la sua bellezza.  Ci raggiunge il papà e assistiamo alla santa messa in questa umile e sacra cappella.  Mi sento avvolta da una pace infinita, rivolgo un pensiero a tutta l´umanità per quello che sta vivendo.  La messa termina, saliamo e visitiamo la Basilica rapiti da tanta bellezza, poi usciamo fuori,  c´è un sole raggiante e un cielo limpido e azzurro.

             Mi sento leggera e felice..

             grazie Assisi....

            Stefania, mamma di Teresa”

 

             “Il lock down ci ha regalato una grande opportunità, quella di conoscere e vivere la storia  di S Francesco a casa, in famiglia. Ci ha permesso di assaporarla, di sperimentarla attraverso le condivisioni dei nostri pensieri e del nostro sentire. E poi l´aver visitato i suoi luoghi è stato il compiersi completo dell´esperienza. Essere nei suoi luoghi è stato come se S. Francesco si fosse radicato completamente dentro di noi. La bellezza, la pace e l´armonia dei luoghi confermava la bellezza dei messaggi di S Francesco, ha reso naturali e spontanei l´amore, la carità e la fede.

             Grazie S. Francesco, grazie Assisi, grazie maestra Alessandra.

            Sabrina”

 

                                                                                                           M. Alessandra Fabris


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